raffaele solaini
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Si parlerà di come selezionare la nuova classe dirigente del nuovo Partito Democratico. Ma non solo di questo. Il documento con il quale Paolo Ferrarese introduce l’evento che si terrà venerdì pomeriggio a Milano è ben di più complesso. Ricco, innanzitutto, di termini che appartengono al lessico etico: responsabilità, in inglese accountability, trasparenza delle scelte, merito, etica del risultato. Eccellenza. Premesse per recuperare capacità di ascoltare e credibilità nel parlare. In fondo, il tema sarà l’idea stessa di democrazia. Una riflessione sui canali attraverso i quali la politica sceglie e propone un gruppo dirigente nel quale riconoscersi. Si cercherà, insomma, di rifondare il rapporto fra governanti e governati.

I sondaggi promossi da Affari rivelano un giudizio prevalentemente negativo sugli attuali vertici del Pd, considerati un miscuglio di elitarismo e corporativismo. Eletti per aver saputo assecondare logiche correntizie e per aver curato interessi di bottega, si sarebbero poi chiusi in un isolamento un po’ snob. Una contraddizione nefasta, motivo non ultimo della sconfitta elettorale. Ma un secondo apparente paradosso si cela nelle soluzioni che i lettori mostrano di preferire. Per superare l’accusa di elitarismo non si invoca una classe dirigente più popolare, eletta dal basso e vicina alla sensibilità della gente. Al contrario, si cercano le eccellenze, si premia il merito sull’età, ci si rivolge a istituzioni, università, fondazioni. Ai luoghi dove vengono addestrati i più capaci.

Finito il tempo dell’elitarismo, si chiede che si faccia avanti una nuova élite, capace di dimostrarsi tale per la responsabilità con la quale rende conto del proprio operato. Per questo, spero che domani si possa riaprire il dibattito anche sulle primarie. Rito fondativo del Partito Democratico mai messo apertamente in discussione, le primarie rappresentano un criterio opposto di selezione della classe dirigente, eletta dal basso e non proposta al giudizio degli elettori dall’alto dei meriti precedentemente acquisiti. È un fatto, però,che fino ad oggi, le primarie non abbiano portato ad un’auspicabile rinnovamento dei vertici di partito, consolidando piuttosto il potere di coloro che già godevano di una forte visibilità. Leader capaci di raccogliere il consenso della propria base, ma non per questo politicamente forti. Capaci di riempire piazze e gazebo, ma non di vincere, come ha riconosciuto lo stesso Veltroni.

Il dibattito che si aprirà domani è decisivo. Fra il populismo capace solo di lisciare il pelo agli elettori e una sorda distanza dal territorio, è necessario trovare la via di una nuova autorevolezza. In fondo, è questa la sfida che pone oggi il centrodestra, capace per la prima volta di annunciare misure impopolari ma necessarie, e di minacciare il carcere per chi ostacolasse l’apertura delle discariche in Campania.

RIPARLIAMO DELLE PRIMARIE?
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(Affaritaliani.it, 22-05-2008)